Gay & Bisex
Korobuska
di maxxx13
16.03.2016 |
1.949 |
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"Le trattative di scissione con uno dei nostri collaboratori locali avevano raggiunto un punto di stallo e la sede centrale voleva risolvere la questione al più..."
Nonostante la mia carriera da avvocato, in passato ho avuto e ho tuttora la passione per le lingue straniere, tra cui il russo. La loro cultura aveva suscitato un fascino smisurato, e questo mi portò in passato a frequentare un master a San Pietroburgo per fare pratica di legge in un prestigioso studio legale locale.Ai giorni nostri la succursale russa stava affrontando un causa difficile. Le trattative di scissione con uno dei nostri collaboratori locali avevano raggiunto un punto di stallo e la sede centrale voleva risolvere la questione al più presto possibile. Furono le mie competenze in materia e la mia conoscenza approfondita della cultura russa a farmi ottenere il ruolo di risolutore e dovetti partire immediatamente.
Il volo aereo era stato lungo e traballante e l’idea dei problemi che si sarebbero manifestati in quei giorni relativi alla trattativa non mi allettava per niente, soprattutto perché erano parecchie settimane che non svuotavo le palle e quella sensazione mi dava sui nervi: non avevo voglia di ricorrere alla pugnetta.
Ero nervoso come quando mi presentai al mio primo giorno di lavoro, e non potendo scaricare lo stress alla mia solita maniera trovai una certa difficoltà a darmi una calmata. Ivan, il responsabile di zona della sede russa, mi aveva informato sui recenti avvenimenti, e mi aveva promesso che al mio arrivo, il suo nuovo assistente mi avrebbe accompagnato in albergo dopo aver presentato il rapporto completo. A quella notizia le mie parti intime avevano iniziato a vibrare, perché erano ansiose di conoscere e di assaggiare quel giovane pezzo di figo di cui avevo solo una fotografia trovata per caso negli archivi privati aziendali.
Dopo l’atterraggio e superato i controlli di dogana uscii dal gate, guardai la miriade di persone che affollavano fino a che l’occhio non cadde su un cartello con il mio nome e lo vidi per la prima volta: fu allora che per un attimo il mio cuore prese a pompare il sangue verso le zone basse.
Sergej Medxxxynko, questo era il nome del giovane assistente che mi aveva accolto al gate di uscita. Nella mia vita avevo incontrato molti ragazzi diversi tra di loro, ma mai avrei pensato di ritrovarmi di fronte a quella bellezza dell’est così sensuale e glaciale allo stesso tempo.
Fu il ciuffo biondo che sporgeva sulla fronte a trarmi in inganno, donando al viso quella dolcezza virile tipica di chi è appena uscito dalla pubertà. Il color oro dei suoi capelli ricci era in contrasto con il ceruleo dei suoi occhi chiari, mentre una bocca rosea faceva da contrasto al bianco del suo genuino sorriso perfetto degno del miglior praticante.
Quando gli andai incontro, sfoderai il mio russo migliore e lui ne rimase sorpreso e da quella posizione potevo ammirare i lineamenti mascolini e il portamento allampanato espressioni tipiche di chi aveva appena iniziato a muoversi nell’avvocatura.
Il suo aspetto maledettamente giovane e il suo essere insicuro mascherato dal carattere tipicamente russo mi fece avere strane vibrazioni lungo la schiena e, anche dentro le mutande.
Ci dirigemmo subito verso l’albergo in centro città e mentre guidava l’auto attraverso il traffico cittadino dell’ora di punta prese ad aggiornarmi sui recenti sviluppi del caso. Io non lo ascoltavo ma annuivo, ma non potevo togliere gli occhi di dosso da quel suo sguardo magnetico e più cominciavo a conoscerlo più mi rendevo conto del perché fosse stato scelto come assistente.
Mentre la conversazione procedeva noiosamente sui problemi della causa legale in atto,il ragazzo continuava a farmi i complimenti sul mio russo e gli raccontai della mia passata esperienza in Russia.
Continuavamo a procedere ma i miei occhi si fermarono sulla piega di pantaloni in mezzo alle gambe ed fu lì che i miei pensieri si fecero sconci: dalla piega dei pantaloni potevo ammirare un pacco ben formato segno che il nostro assistente non doveva essere male. Penso che lui se fosse accorto del mio sguardo e ripresi a guardare la strada dove avevamo oramai raggiunto il nostro hotel.
Andai alla reception e presi la chiave della mia camera, Sergej continuava a parlare ed io ero stanco, cercavo di sviare la conversazione su qualcosa di meno pesante, perché le ore di volo e il fuso orario si stavano facendo sentire. Volevo conoscere meglio il mio nuovo assistente e anche se non lo sapevo ancora, anche il mio amico in mezzo alle gambe ebbe un’intuizione che non potevo ignorare.
Era solo una sensazione fisica, sentivo puzzo d’imbroglio nella storia raccontata dal mio giovane bolscevico e volevo andarci più a fondo. Quando entrammo nella stanza lo feci accomodare e lui si diresse verso il tavolo appoggiando le carte e il mio trolley come un bravo assistente.
Da una delle mie valigie tirai fuori una buona bottiglia di vodka e presi due bicchieri e brindammo alla maniera russa; in verità ero stanco e volevo fare una doccia, ma mettere alla prova il giovane impavido era diventato uno degli obbiettivi della serata, l’altro bhe avrei voluto sollazzarmi qualche bella modella russa, però quella sera le mie voglie mi portavano verso altri lidi.
Iniziammo quindi una gara non dichiarata a chi avrebbe ceduto alle proprie voglie, gli anni passati a studiare la cultura russa mi avevano formato e sapevo come si svolgevano certe trattative. Sergej sapeva il fatto suo, mi disse che l’altra parte non avrebbe mai ceduto alle pressioni e avrebbe ricorso ad un arbitrato alla corte federale.
L’alcol riempiva i nostri bicchieri, e fluiva nei nostri corpi senza ritegno, non mi resi conto subito ma iniziò a fare a caldo, e dovetti sbottonarmi la camicia rimanendo a torso nudo davanti al mio giovane avversario; gesto che replicò anche lui mentre le nostre difese si stavano abbassando, lasciando che alla conversazione civile prendessero posto discorsi scurrili e volgari sulle donne degne delle peggiori bettole di Genova.
Ci alzammo di scatto, ma complice la vodka in circolo nei nostri corpi, iniziammo a barcollare vivacemente ed il suo terrificante effetto aveva iniziato a far emergere altri appetiti, per lo più triviali, rimasti sopiti che esplodevano in tutta la loro potenza in mezzo alle nostre gambe.
Ottenebrato dagli effetti dell’alcol il mio corpo non rispondeva neanche all’ultimo barlume di ragionevolezza, sapevo che esponendomi avrei rischiato di perdere la faccia di fronte “al nemico”, ma ero l’ultimo arrivato all’interno del branco russo e in qualche modo dovevo sfidare il capobranco ed assumerne il controllo. Sedurre il pupillo del maschio dominante, mi avrebbe portato direttamente nella tana del lupo ed assicurarmi la buona riuscita dell’affare.
Barcollammo ed indugiammo un po’ su noi stessi, il liquido miracoloso ci aveva lasciati seminudi, ci guardammo ambiguamente: avevamo capito cosa sarebbe successo quella notte. Gli posai involontariamente la mia mano sul pacco costatandone la consistenza, e simulando una sega seguendo la compattezza della stoffa, lui non si ritrasse anzi mi lasciò continuare:non si rendeva conto di cosa stesse accadendo. Sentivo il fuoco del suo cazzo crescere rapidamente e prendere vigore, ed avevo visto giusto!.. Ora la mia preda era nel sacco e volevo godermelo per quella sera.
Il giovane si allungò sulla sedia, lasciandomi la visione del suo petto perfettamente tonico mentre la camicia di raso di seta scivolava tra le pieghe della tartaruga levigata e ricoperta di una tenue peluria bionda. Il mio sguardo lo stava spogliando, potevo intravedere tra la linea dell’inguine un ciuffo di pelo dorato uscire tra la fascia dell’intimo e il pantalone di marca e con la lingua presi a leccare quel profilo di virilità glaciale.
Incominciò a gemere di piacere segno che stavo facendo un buon lavoro di “negoziazione”, le sue mani furono sopra la mia patta oramai resa rovente dall’eccitazione, ed abbassando la cerniera raggiunse il mio sesso turgido e bello gonfio. E mentre mimava la pugnetta attraverso la stoffa nera del mio intimo, presi a stringere i capezzoli turgidi e compatti.
Si stava comportando come un adolescente in calore, quei suoi occhi di ghiaccio lo rendevano estremamente sexy e così pericoloso, avevo capito il suo gioco ma dovevo finire il lavoro. Il terreno in cui mi stavo inoltrando era pericoloso, quel ragazzo poteva farmi fuori se avesse voluto, ma doveva aver intuito il mio piano.
Risalì il mio ventre con la mano, attraversando la linea della tartaruga raggiungendo il capezzolo turgido stringendolo, mentre un brivido di dolore misto a piacere attraversò la mia schiena, aumentando l’eccitazione del mio sesso e la mia voglia; gli slaccia la cravatta e con il nodo in mano lo avvicinai alla mia bocca, e incominciammo a limonare. Rimase così con quello sguardo tra lo stupito, non rendendosi conto di ciò che stesse succedendo. Nel mentre le mie mani esploravano quel giovane corpo captandone i piaceri e le sensazioni; i suoi pantaloni scivolarono attraverso le gambe muscolose, e tra le mutande attillate e umide il calore del suo sesso mi attizzava, lasciandomi la visione della sua virilità di giovane uomo nel pieno dei suoi anni e del tatuaggio a forma di teschio visibile sulla coscia e alla fine capii con chi avevo a che fare.
Finsi di non notarlo e aumentai la mia pressione all’interno della sua bocca della mia preda innocente giocando con la lingua come mi avevo imparato, massaggiando le sue zone erogene attorno ai capezzoli rendendolo schiavo del mio gioco.
I miei movimenti stavano sortendo il loro effetto, strappandogli le mutande potei ammirare il suo sesso gonfio ed in piena erezione. Presi ad avvolgerlo dentro la mia bocca, assaporandone i contorni del glande e l’umore con cui trasudava. Il suo respiro si fece più profondo e veloce, istintivamente prese la mia testa guidandomi sapientemente facendomi ingoiare la sua virilità fino alle tonsille. Ero in piena estasi, confusamente mi sbarazzai dei pantaloni rimanendo con il cazzo al vento e in preda ad un raptus erotico inizia a segarmi violentemente.
Avrebbe potuto uccidermi in quel istante ma non lo fece, forse perché voleva godere del momento o forse perché non aveva capito le miei intenzioni reali. Come spinto da un copione non scritto mi liberai dalla morsa e risalii di nuovo, con la lingua lungo l’addome seguendo il solco fino ai pettorali riprendendo la sega che avevo iniziato.
Il mio cazzo e il suo si fronteggiavano come due spadaccini dandoci piacere a vicenda, giocammo per un po’con le nostre erezioni, baciandolo con voracità e passando le mie mani su tutto il suo corpo soffermandomi e indugiando sopra quel disegno marcato sulla sua coscia muscolosa e in tensione. Si girò dandomi accesso al collo e con una mossa veloce degna del migliore karateka lo immobilizzai gonfiando il mio bicipite, trattenendo con la mano sinistra la nuca per evitargli danni peggiori impedendogli di respirare tramortendolo temporaneamente, appoggiando il suo corpo sul letto.
Legai mani e piedi ai quattro angoli del letto, assicurando che non potesse liberarsi. Dopo aver controllato i suoi abiti ed aver avuto la conferma dei miei sospetti, meditai su come poter trarre vantaggio da quella situazione, volevo vendicarmi, ma in maniera diversa non procurando dolore ma bensì torturandolo di piacere e fu solo allora, mentre guardavo il suo petto alzarsi e abbassarsi mi venne in mente l’idea giusta.
Salii sul letto e venni attirato dalla forma del suo cazzo a riposo, nonostante non fosse eretto ne ero ipnotizzato e avevo voglia di tastarne il sapore. Non esitai un instante e lo presi tra le mani, iniziando a leccarlo per bene, senza tralasciare le palle e l’asta; sentirlo ritornare duro nella mia bocca sentendone il sapore di giovane maschio aumentava la mia eccitazione. Mugolava non di terrore ma di piacere, attraverso la benda che gli serrava la bocca, mentre l’odore di vodka e sesso raggiungeva il suo culmine riempiendo la stanza.
Con le mani tastavo quegli addominali accennati, la riga dello sterno replicando il gioco fatto in precedenza, seguendo le sensazioni che quel corpo oramai percorso dal piacere carnale stava subendo. Presi a segarlo, fino a raggiungere il limite per poi fermarmi al momento giusto, lasciavo che la schiena si inarcasse, per evitare che sborrasse aumentando ancora il godimento per quella tortura tremenda.
I suoi occhi mi guardavano piedi di desiderio, con una voglia di dare sfogo alla lussuria a cui era sottoposto; cercava di divincolarsi ma non glielo permettevo avevo ancora in serbo tante cose: presi il profilattico.
Come una squallida puttana glielo infilai dentro quel biscione rovente, lubrificai il mio buco e ci salii sopra, facendolo entrare dentro di me. Strabuzzò gli occhi, contorcendo i suoi muscoli delle braccia, pompando quei bicipiti, mentre il suo piacere ed il mio aumentavano ad ogni mio affondo.
Mi lasciavo trascinare dalle sensazioni ed ogni mio colpo, era una porta verso l’inferno di godimento, partendo dal mio buco fino a raggiungere la punta dei miei capelli che, sudaticci, seguivano i miei movimenti come una frusta vibrante di piacere. Il mio uccello si alzava, ondeggiava, seguendo il movimento del corpo, senza il bisogno di toccarlo sapevo che se avessi continuato sarei venuto. Il mio giovane amante era come sotto l’effetto di una droga lo osservava, ammirava in tutta la sua erezione; capii presto che avrebbe voluto assaggiarne la consistenza e il sapore, ma nonostante l’alterazione dovuta all’alcol sapevo che dovevo solo aspettare il momento giusto, il momento in cui sarebbe scoppiato e li lo avrei avvinto alla mia volontà.
Diedi ancora un paio di colpi e dopo uscii dal quella bestia rovente a cui mi ero avvampato e presi a sbattere il mio uccello carico di umori sulla sua faccia sudata; chiuse gli occhi e con il naso prese ad annusare soffermandosi sulle mie palle. Lo torturai per un po’ e poi mi decisi a sciogliere il laccio al suo bavaglio e, come per un tacito assenso prese a leccare, ingoiare il mio sesso.
Non ci volle molto, giocò con la cappella turgida e i suoi colpi di lingua mi mandarono in estasi; scaricai la tensione dentro la sua bocca, lo sperma invase la sua bocca e prontamente l’ingoiò senza esitazione. Due e tre colpi e il mio seme entrò in quel corpo giovane e pronto per essere plasmato a mio piacimento.
Lo shock o forse l’eccitazione lo fecero sborrare dentro il preservativo strabuzzando gli occhi e tremante raggiunse l’orgasmo tanto desiderato. Glielo sfilai, lasciando colare i suoi umori su quel corpo sudato e, come un gatto beve il suo latte, io presi a leccare senza tralasciare nessuna parte, soffermandomi di nuovo sulla sua meravigliosa asta ancora turgida, lasciandomi inebriare dall’odore di maschio.
Ci sdraiammo sudati e ansimanti lasciando che i nostri corpi riprendessero fiato, prima di lasciare che Morfeo facesse il suo effetto indicò la sua valigetta e con quel poco di fiato replicò “Korobuska, nella scatola c’è la soluzione!!”….
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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